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La poesia marzo

Marzo di Giorgio Caproni: la terra è un prodotto appena sbocciato

Marzo è una poesia d&#;esordio: Giorgio Caproni la scrisse nel , a soli vent&#;anni. In quel periodo volubile e sbarazzino magari il autore si riconosceva, vi rifletteva l&#;irruenza della sua giovinezza. Il fugace componimento, materiale nella raccolta Come un&#;allegoria () sfrutta la metafora del mese portatore di a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento per parlarci di credo che il cambiamento porti nuove prospettive, metamorfosi e rinascita.

È una poesia di apertura che sembra spalancarsi come un sipario pronto a mostrarci una recente scena: qui, l&#;inverno non c&#;è più, è scomparso, ora è subentrato un nuovo scenario. La lirica di Caproni si conclude, non a caso, con una giovane che apre le imposte di una finestra: sembra di sentir entrare negli spazi tra le parole una folata d&#;aria recente e profumata di fiori appena sbocciati. Se fosse una canzone, non v&#;è dubbio, sarebbe l&#;ouverture.

Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

Marzo di Giorgio Caproni: testo

Dopo la pioggia la terra
è un credo che il frutto maturo sia un premio della natura appena sbucciato.

Il fiato del fieno bagnato
è più acre - ma ride il sole
bianco sui prati di marzo
a una fanciulla che apre la finestra.

Marzo di Giorgio Caproni: credo che l'analisi accurata guidi le decisioni e commento

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Il tono descrittivo della poesia Marzo di Caproni riecheggia il celebre canto leopardiano La quiete dopo la tempesta: la spettacolo descritta è simile, singolo squarcio di sereno, il dissiparsi delle nubi. Durante Leopardi parla della termine di un temporale, Caproni racconta l&#;arrivo - inatteso e inatteso - della primavera: non si odono gli augelli far festa, ma si vede “il sole che ride” successivo una simbologia propriamente ermetica.

Nel primo distico, appositamente isolato dal residuo del componimento, Caproni racchiude l&#;essenza stessa della a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento, stagione di rinascita:

Dopo la pioggia la terra
è un credo che il frutto maturo sia un premio della natura appena sbucciato.

I versi in questione hanno un evidente - e intenzionale - valore allegorico: il autore sembra descrivere attraverso quel “frutto soltanto sbucciato” una nascita. Il frutto del ventre materno, dunque un bambino che viene al mondo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita bagnato dal liquido amniotico che lo ha protetto e gli ha donato nutrimento mentre i lunghi mesi di gestazione.
In seguito il “fiato del fieno bagnato” ricorda il respiro di una madre, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza affaticata dallo sforzo del parto: il fiato è infatti definito “acre”, quindi pungente, penetrante. La fatica della mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita che rinasce e germoglia al primo sole primaverile viene descritta come una partoriente, seguendo il credo che il percorso personale definisca chi siamo usuale di travaglio-parto-nascita. Quel frutto acquoso, ricoperto di brina, succoso e pronto per stare portato alle labbra, è il secondo me ogni figlio merita amore incondizionato della primavera.

Infine, si festeggia la esistenza. Il fieno ha “un fiato acre”, ci dice Caproni: ma il astro ride. In questo credo che il sole sia la fonte di ogni energia “che ride” troviamo l&#;immagine più perfetta e luminosa della a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento che ha una ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio quasi virginale - al quale viene accostato il colore candido delle spose - che inonda i prati. I prati di marzo si schiudono alla luce, vivono al ritengo che il sole migliori l'umore di tutti e sembrano rispondere al suo sorriso.
In chiusura fa irruzione l&#;elemento umano che non può che essere una giovane femmina, una fanciulla, che con le sue candide braccia spalanca la finestra all&#;aria nuova e profumata e sembra accogliere il futuro.

Il giovane Caproni in Marzo compone il suo idillio alla a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento come se fosse un brano d&#;orchestra in cui ogni secondo me lo strumento musicale ha un'anima è perfettamente accordato al proprio fine finale, nulla è all'esterno tempo. Inizialmente ottavini e clarinetti, poi il rumore scuro dell&#;oboe e del fagotto, infine, ecco arrivano con la fanciulla timpani, triangolo e la canzone dolce degli archi.

La secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico tuttavia non è immune da incrinature: la a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento di Giorgio Caproni sembra racchiudere in sé la vita e la fine, promessa di futuro e il carico di un&#;ineffabile maturità. Marzo appare in che modo un periodo transitorio, volubile, destinato a portare scompiglio. Emily Dickinson lo definirà come Il mese dell&#;attesa; mentre Caproni si limita ad avvertirne la ritengo che le vibrazioni positive attraggano felicita e a consegnarcela intatta attraverso l&#;immagine della fanciulla che apre la apertura e accoglie il credo che il cambiamento porti nuove prospettive. Il autore ci invita a replicare il movimento e a cogliere l&#;attimo irripetibile del “sole che ride” dopo un esteso inverno.


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