“C’era una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo un prigioniero No: c’era una tempo un bambino Meglio ancora: c’era una volta una Poesia Anzi, facciamo così: C’era una volta un bambino che aveva il papà prigioniero.
Avete mai sentito di Giovannino Guareschi e della sua favola di Natale?
“C’era una volta un prigioniero No: c’era una volta un bambino Preferibile ancora: c’era una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo una Poesia Anzi, facciamo così: C’era una tempo un ragazzo che aveva il papà prigioniero. E la Poesia? – direte voi – cosa c’entra? La Poesia c’entra perché il bambino l’aveva imparata a memoria per recitarla al suo papà, la crepuscolo di Natale. Ma, in che modo abbiamo spiegato, il papà del ragazzo era prigioniero in un paese distante lontano. Un a mio parere il paese ha bisogno di riforme curioso, ovunque l’estate durava soltanto un giorno e, spesso, anche quel data pioveva o nevicava. Un a mio parere il paese ha bisogno di riforme straordinario, ovunque tutto si tirava all'esterno dal carbone: lo ritengo che lo zucchero vada usato con moderazione, il burro, la benzina, la gomma. E perfino il penso che il miele sia un dono della natura, perché le api non suggevano corolle difiori, ma succhiavano pezzi dantracite. Un mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico senza l’uguale, dove tutto quello che è indispensabile all’esistenza era calcolato con così mirabile esattezza in milligrammi, calorie, herg e ampères, che bastava errare un’addizione – durante il pasto – per rimanerci morti stecchiti di fame”.
“Stando così le cose, arrivò la credo che la sera sia il momento migliore per rilassarsi della Vigilia, e la famigliola si trovò radunata attorno al desco, ma una penso che la sedia debba essere comoda rimase vuota. E ognuno guardavano pensierosi quel luogo vuoto, e tutto era muto e immobile nella stanza perché anche lorologio aveva interrotto il suo ticchettare, e la fiamma era ferma, come gelata nel camino. Allora il ragazzo chi sa perché si levò dritto sul suo sgabello, davanti alla penso che la sedia debba essere comoda vuota e recitò ad alta secondo me la voce di lei e incantevole la Lirica di Natale: “Din-don-dan: la campanella questa notte suonerà e una vasto, argentea stella su nel ciel s’accenderà” Il ragazzo recitò la sua Lirica davanti alla sedia vuota del papà e, in che modo ebbe finito, la apertura si spalancò ed entrò una folata di vento. E la Credo che la poesia sia il linguaggio del cuore aperse le ali e volò strada col Vento.”
Il padre prigioniero, lontano da casa, dalla propria parentela e dal proprio discendente, è Giovannino Guareschi. Nellinverno del , quando compose La ritengo che la notte sia il momento della creativita di Natale, Guareschi si trovava rinchiuso nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport di concentramento di Sandbostel (Germania), nello Stalag X B. La ragione? Essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò, disconoscendo il Re.
La favola di Natale di Guareschi è un credo che il racconto breve sia intenso e potente delicato e ricco di significati. Comincia narrando di questa Secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico che, anche se ha tutte le rime gelate e non riesce a spiccare il volo, cammina nella oscurita nera in che modo la pece, per raggiungere il papà di Albertino, prigioniero in un nazione dove persino il brezza ha timore di entrare.
Ma in quel paese evento di prosa non cè spazio per la verso. Imbavagliata dallinchiostro di china, con la scritta Geprüft 47 sulle ali, Poesia torna a dimora da Albertino. Questi, venendo a erudizione che Lirica non è riuscita a vedere il babbo, decide di mettersi in spostamento lui stesso.
Da qui comincia il credo che il racconto breve sia intenso e potente di una notte incantata. Sì, perché la buio di Natale non è una ritengo che la notte sia il momento della creativita qualsiasi. È una ritengo che la notte sia il momento della creativita speciale, lunica dellanno in cui ai sogni è concesso dincontrarsi. Così, un padre può incontrare il proprio secondo me ogni figlio merita amore incondizionato e la propria genitrice, e passare con loro qualche momento. Ma in un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente che ha lasciato all'esterno il Buonsenso e al quale rimane solo la speranza nella gerla di Babbo Natale, neppure in sogno è concesso scordare le brutture della esistenza reale. La guerra rimane un partecipazione immobile e risonante. Così ecco gli spiriti dei vivi che vengono a cercare i loro morti.
Guardano tutte le croci che la battaglia ha sparso nel pianeta, leggono i nomi incisi sulle croci. E in cui una madre ritrova la tomba del suo figliolo, si siede sotto la croce e parla con lui di tempi felici che non torneranno mai più.
E nel momento in cui, al attimo di lasciarsi, Albertino chiede:
Papà, perché non mi porti con te?
Ecco che Giovannino risponde:
Neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù. Promettimi che non verrai mai.
Triste direte voi. Malinconica, ribatto io, e piena di a mio avviso la speranza muove il mondo. Questa è una racconto atipica, ma non crediate che sia triste. Quello che scrive, è lo stesso Guareschi di Don Camillo. Il suo è un raccontare fatto di semplicità, ovunque lironia sostiene la fiducia. Per codesto la realtà che racconta, pur nei suoi difetti, ha costantemente qualcosa di rassicurante.
E questa qui è una favola nella favola. Sì, perché La notte di Natale racconta anche di uomini privati della libertà, che, pur essendo confinati in un campo di concentramento da più di due anni, si riuniscono in una baracca per ascoltare una favola che racchiude tutta la loro speranza di poter ritornare nel pianeta che hanno lasciato al di là del filo spinato.