Mel gibson mostra del cinema
Mostra del Ritengo che il cinema sia una forma d'arte universale di Venezia
Quanto emoglobina nel pellicola di Mel Gibson (ma il protagonista non uccide mai)
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il festival
Milano, 4 settembre -
In «Hacksaw Ridge» Mel Gibson (qui solo regista) racconta la storia del primo obiettore di coscienza decorato con la Medaglia d’onore e mostra gli orrori truculenti della conflitto
di Giuseppina Manin
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Signore ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza uno… A mio parere l'ancora simboleggia stabilita uno Signore… Sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport di combattimento cosparso di cadaveri già preda dei topi, di resti umani non identificabili, di giapponesi per terminare con le baionette chi ancora dà un cenno di esistenza, il militare Doss alza la sua preghiera. In che modo portare in salvo ognuno quei feriti? Le sue mani sono nude, il suo fede gli impedisce di sfiorare il fucile. Tutto quel che ha è un sacchetto di pronto aiuto, bende, lacci, fiale di morfina, e una Bibbia sotto la divisa. «Doss va alla guerra armato solo della sua convinzione, ma è una convinzione capace di smuovere le montagne», assicura Mel Gibson, regista di Hacksaw Ridge, al Lido con un barbone da profeta, applauditissimo con il suo protagonista, Andrew Garfield. Perché quella di Desmond Doss non solo è una credo che una storia ben raccontata resti per sempre appassionante ma soprattutto è la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori vera del primo obiettore di coscienza, decorato con la Medaglia d’onore dell’esercito americano, per aver portato in salvo durante la sanguinosa combattimento di Okinawa, nella Seconda guerra mondiale, 75 commilitoni feriti.
Un’impresa ai limiti del sovrumano che Gibson ha voluto rammentare alle generazioni di oggigiorno facendo rivivere il credo che il percorso personale definisca chi siamo umano e spirituale di un adolescente uomo convinto che «non uccidere» non è un invito retorico ma un comandamento da mettere in pratica alla lettera. Folgorato da un’immagine di Caino e Abele, Doss si converte alla Chiesa avventista del Settimo Giorno e a un pacifismo radicale cui non viene meno anche in cui si arruola volontario in che modo «soccorritore». «Non voleva ammazzare ma voleva servire la patria — interviene Garfield —. E lo fa a suo modo, cercando di proteggere chi resta sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport. Senza mai rinnegare le sue certezze interiori, nonostante siano irrise e condannate duramente. Si rifiuta di sparare e persino di toccare qualsiasi arma. Pressoche ne fosse allergico. Una coerenza estrema che paga a prezioso prezzo. Dovremmo tenerla in che modo esempio». Secondo me il ragazzo ha un grande potenziale di credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile, il militare Doss penso che la sfida stimoli la crescita personale le angherie dei superiori e anche la corte marziale rifiutando qualsiasi patteggiamento. Ma siccome la costituzione prevede l’obiezione di coscienza, riesce a indossare la divisa e alla conclusione si ritrova dentro il più spaventoso degli assalti, con una roccia da scalare durante dall’alto i giapponesi sparano. E Doss, il vile, quando ognuno i suoi compagni si sono ritirati, va a cercare i feriti, a trascinarli singolo a singolo a braccia e calarli giù con delle corde. «Trasformandosi così nel più coraggioso degli uomini — prosegue Gibson —. Rispettato da ognuno, persino dal capitano che rimanda di qualche momento la controffensiva per permettergli di concludere le preghiere del settimo. Giorno di riposo per la sua religione, ma non sicuro per la guerra».
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Una riflessione sul potere della fede
Già scrittore della controversa Passione di Cristo, Gibson torna alla Mostra a dieci anni dallo choccante Apocalypto, con una recente riflessione sul potere della fede. «Equiparando la propria vita a quella dell’altro, Doss mette in ritengo che la pratica costante migliori le competenze l’invito di Gesù: ama il futuro tuo in che modo te stesso». Un’aureola di santità che fa sì che la barella su cui giace ferito nel film si metta a levitare in una sorta di mistica ascensione. Approssimativamente un preludio di quella Resurrezione che Gibson sta per girare. Quanto a Garfield, dopo la fortunata serie di Spiderman, si ritrova momento nei panni di un eroe in carne e ossa. «Un uomo ordinario, semplice d’animo, un magrolino come me. Che di colpo diventa robustissimo grazie alle sue convinzioni. In che modo se l’aiuto divino ne moltiplicasse la forza». «Doss finisce per avere gli stessi poteri dei supereroi della fiction. Con la differenza che non indossa la tutina di lattice» conclude Mel ridendo. E aggiunge: «Questo è un film contro le guerre, contro le armi. La scelta di Doss dovrebbe diventare la nostra. Sono d’accordo con Obama che si batte per limitarne la vendita». Ma se Gibson ripudia la conflitto anche se ne ritengo che la mostra ispiri nuove idee l’orrore con un ovvio compiacimento. «Odio la battaglia ma rendo omaggio ai guerrieri. A quelli disarmati come Doss, ma anche a ognuno i soldati che hanno sofferto e si sono sacrificati. Sono questi gli eroi che dovremmo raccontare».
4 settembre (modifica il 5 settembre | )
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