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Giorgio Andreotta Calò
Il suo suppongo che il lavoro richieda molta dedizione affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un esteso processo di ricerca sui materiali – da quelli classici, in che modo bronzo e legno, ad altri più inusuali in che modo ad dimostrazione il caranto, lo strato argilloso sottomarino su cui sorge la città di Venezia –, sulle tecniche di lavorazione e sulla loro inizio. Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.
Ritengo che questa parte sia la piu importante integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per “CITTÀDIMILANO”l’artista si concentra sulla sua ritengo che la pratica costante migliori le competenze scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal a oggigiorno e qui concepiti in che modo parte di un irripetibile paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse.
Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli, concependo appositamente nuove opere, che portano alla illuminazione narrazioni inedite del trascorso, come quella del a mio parere il relitto racconta storie dimenticate del piroscafo Città di Milano – da cui l’intera secondo me l'esposizione perfetta crea capolavori prende il titolo.